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L’antico lampione di Palazzo Re Enzo: storia, leggende e curiosità

Bologna è una città che si scopre passo dopo passo, portico dopo portico, dettaglio dopo dettaglio. Non basta alzare lo sguardo per ammirare le sue torri medievali o attraversare Piazza Maggiore per sentirne l’anima: bisogna anche soffermarsi su quegli elementi che, spesso ignorati dai più, raccontano storie antiche e suggestive.

Uno di questi piccoli tesori è l’antico lampione di Palazzo Re Enzo, un elemento urbano che cattura l’attenzione di chi passeggia per via Rizzoli e si avvicina alla piazza. Non è un lampione qualunque: è carico di storia, circondato da curiosità e leggende che ancora oggi fanno sorridere e stupire.

Sospeso tra realtà e fantasia, questo oggetto racconta tanto della Bologna di un tempo, quando l’illuminazione pubblica era un lusso e la piazza principale della città era il fulcro di ogni attività sociale. Eppure, il lampione è anche una piccola icona cittadina, capace di incuriosire turisti e bolognesi DOC.

Palazzo Re Enzo: cenni storici

Prima di parlare del lampione, bisogna inquadrare il contesto: Palazzo Re Enzo è uno degli edifici medievali più importanti di Bologna, costruito tra il 1244 e il 1246 come ampliamento del vicino Palazzo del Podestà.

Il palazzo deve il suo nome a Enzo di Sardegna, figlio dell’imperatore Federico II di Svevia, catturato dai bolognesi nel 1249 durante la battaglia di Fossalta. Enzo trascorse qui in prigionia il resto della sua vita, per ben 23 anni, senza mai riacquistare la libertà. Questa vicenda tragica ma affascinante ha reso il palazzo un luogo carico di fascino e mistero.

Nei secoli, Palazzo Re Enzo ha ospitato funzioni civili e politiche, diventando teatro di eventi storici, cerimonie e perfino esposizioni pubbliche. È un simbolo dell’epoca comunale bolognese, e ancora oggi custodisce al suo interno sale eleganti e ricche di storia.

Il lampione che si trova all’esterno, pur essendo un elemento molto più recente rispetto alla costruzione del palazzo, si inserisce perfettamente in questo contesto storico, aggiungendo un tocco di charme e continuità tra passato e presente.

L’antico lampione: origine e funzione

L’antico lampione di Palazzo Re Enzo si trova sul lato che affaccia su via Rizzoli, in posizione strategica per illuminare il passaggio e la piazza nelle ore notturne.

Non si conosce con precisione la data della sua installazione, ma il suo stile ricorda gli elementi decorativi dell’illuminazione pubblica ottocentesca: struttura in ferro battuto, ricami floreali e un sostegno elegante che lo collega alla parete del palazzo. È probabile che sia stato aggiunto durante una fase di ammodernamento urbano, quando Bologna iniziò a dotarsi di un sistema di illuminazione più diffuso e decorativo.

In passato, i lampioni di questo tipo non avevano solo la funzione di illuminare, ma erano anche veri e propri elementi d’arredo urbano, capaci di comunicare prestigio e attenzione estetica. Per una piazza centrale come Piazza Maggiore, il lampione contribuiva a dare un’immagine di eleganza e modernità.

Oggi non svolge più il ruolo di un tempo, ma resta un simbolo visivo e un punto di interesse per chi ama fotografare dettagli architettonici.

La leggenda dell’accensione a ogni nascita

Tra le curiosità che avvolgono il lampione di Palazzo Re Enzo, la più famosa è senza dubbio la leggenda secondo cui la sua luce si accenderebbe ogni volta che nasce un bambino in uno degli ospedali di Bologna.

Si tratta, naturalmente, di una storia priva di fondamento, ma che ha affascinato e divertito generazioni di bolognesi. Nessun meccanismo segreto collega davvero il lampione alle sale parto cittadine, ma l’idea è così poetica da essere stata tramandata quasi come una fiaba urbana.

Secondo alcune versioni, la leggenda avrebbe preso piede negli anni ’50, periodo in cui il lampione subì un restauro e venne notato più del solito dai passanti. Altri sostengono che sia nata come trovata scherzosa tra studenti universitari, i quali amavano inventare storie fantasiose sugli elementi architettonici della città.

Qualunque sia l’origine, il mito continua a vivere, e ancora oggi capita di sentire qualcuno raccontarlo ai turisti come se fosse realtà. Forse perché questa leggenda racchiude qualcosa di profondamente “bolognese”: il gusto per le storie curiose, l’ironia e la capacità di trasformare un semplice lampione in un simbolo di vita e speranza.

Simbolismo e curiosità

Il lampione di Palazzo Re Enzo, al di là delle leggende, è diventato un piccolo simbolo della città. Rappresenta l’unione tra funzionalità e bellezza, tra passato e presente.

Curiosità interessanti:

  • È uno dei pochi lampioni storici della zona centrale a essere rimasto pressoché invariato nel design originale.
  • La sua struttura in ferro battuto è stata realizzata da artigiani locali, probabilmente negli ultimi decenni dell’Ottocento.
  • Fa parte di un piccolo gruppo di elementi decorativi che, insieme alle insegne e ai portici, compongono l’identità visiva della piazza.

Molti fotografi lo inseriscono nei loro scatti come “quadro nel quadro”: la luce del lampione che incornicia la scena di Piazza Maggiore crea un contrasto suggestivo, soprattutto nelle ore serali.

Come trovarlo e ammirarlo

Per ammirare il lampione di Palazzo Re Enzo non servono mappe complesse: si trova sul lato del palazzo che guarda verso via Rizzoli, proprio accanto a Piazza Maggiore.

Consigli per trovarlo facilmente:

  • Partite dal centro della piazza e avvicinatevi al portico di Palazzo Re Enzo, sul lato opposto alla Basilica di San Petronio.
  • Guardate verso l’alto: il lampione sporge dal muro, con la sua caratteristica struttura in ferro battuto.
  • Il momento migliore per fotografarlo è al tramonto o di sera, quando la luce calda si accende e si riflette sulla pietra del palazzo.
  • Piccolo trucco: se vi posizionate all’angolo tra via Rizzoli e Piazza Maggiore, potete includere nella foto sia il lampione che le Due Torri sullo sfondo.

La magia dei piccoli dettagli urbani

Il lampione di Palazzo Re Enzo è uno di quei dettagli che rischiano di passare inosservati nella frenesia della visita a Bologna, ma che, se osservati con attenzione, sanno raccontare storie affascinanti. E’ un simbolo di come la città sappia fondere storia, arte e leggenda in un’unica immagine, è il testimone silenzioso di secoli di vita cittadina, di cambiamenti architettonici e di racconti tramandati.

E forse è proprio questa la lezione che ci regala: che la vera essenza di Bologna non si trova solo nei grandi monumenti o nelle piazze affollate, ma anche nei dettagli nascosti, nelle storie sussurrate e negli angoli che aspettano solo di essere scoperti.

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