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IL PATRONO NON SI TOCCA!

4 ottobre a Bologna: San Petronio contro San Francesco

Il 4 ottobre è una data speciale nel calendario religioso italiano. In tutta la penisola, infatti, si celebra San Francesco d’Assisi, il santo poverello che con la sua vita e le sue parole ha segnato profondamente la spiritualità occidentale ed è stato proclamato patrono d’Italia. Le piazze e le chiese del Paese si riempiono di celebrazioni, eventi e momenti di preghiera che rendono omaggio a questa figura universale di umiltà e fraternità.

A Bologna, però, il 4 ottobre assume un significato diverso. Qui non è San Francesco il protagonista della giornata, bensì San Petronio, il santo vescovo che nel V secolo guidò la città in un momento di grande difficoltà e che da allora è considerato il patrono e protettore dei bolognesi. Non a caso, la sua imponente basilica domina Piazza Maggiore, cuore pulsante della città, e il suo nome è indissolubilmente legato all’identità felsinea.

Chi era San Petronio: breve storia del patrono di Bologna

San Petronio è una figura centrale nella storia religiosa e civile di Bologna. Nato probabilmente in una famiglia senatoria di origine romana, intorno all’inizio del V secolo, Petronio intraprese la carriera ecclesiastica in un periodo di grandi cambiamenti: l’Impero romano d’Occidente era in declino, le città italiane erano esposte a invasioni e disordini, e il cristianesimo stava consolidando il proprio ruolo come guida spirituale e morale.

Eletto vescovo di Bologna intorno al 432 d.C., San Petronio si trovò a guidare una comunità in difficoltà. La città, all’epoca, aveva subito il saccheggio dei Goti ed era ridotta a un centro fragile sia dal punto di vista economico che sociale. La sua missione fu quella di restituire speranza e coesione ai bolognesi, rafforzando il tessuto religioso e dando nuovo impulso alla rinascita della città.

Secondo le cronache, Petronio si occupò non solo della vita spirituale, ma anche dello sviluppo urbano. A lui si attribuisce la costruzione della basilica del Santo Sepolcro, parte del complesso delle Sette Chiese di Santo Stefano, ispirata ai luoghi sacri di Gerusalemme che aveva visitato durante un pellegrinaggio. Questo legame diretto con la Terra Santa contribuì ad accrescere il prestigio della città, trasformando Bologna in un punto di riferimento spirituale per i fedeli.

Petronio morì intorno al 450 d.C. e venne sepolto nella chiesa di Santo Stefano. Nel corso dei secoli, la sua figura crebbe fino a diventare il simbolo stesso di Bologna, tanto che nel 1141 il Comune lo proclamò ufficialmente patrono della città. La sua eredità continua a vivere nella grande Basilica di San Petronio, iniziata nel Trecento e dedicata a lui, che ancora oggi domina Piazza Maggiore come segno tangibile dell’amore dei bolognesi per il loro santo protettore.

I miracoli attribuiti a San Petronio

Come ogni santo venerato dalla tradizione cristiana, anche San Petronio è legato a una serie di miracoli che hanno contribuito a rafforzarne il culto e la devozione. Questi episodi, tramandati nei secoli, rappresentano non solo racconti di fede, ma anche testimonianze della profonda connessione tra il vescovo e la sua città.

Uno dei miracoli più noti riguarda la protezione di Bologna dalle invasioni barbariche. Le cronache medievali raccontano che, grazie all’intercessione di San Petronio, la città fu risparmiata da saccheggi e distruzioni che colpirono invece i centri vicini. Questo episodio accrebbe la convinzione che il santo fosse un vero e proprio scudo spirituale per i bolognesi.

Un altro miracolo è legato all’acqua, elemento fondamentale per la vita e simbolo di purificazione. Si narra che durante un periodo di grave siccità, il vescovo invocò la grazia divina e, dopo le sue preghiere, cadde finalmente la pioggia, salvando i raccolti e gli abitanti dalla carestia.

Vi è poi la tradizione di considerarlo un guaritore. Numerosi fedeli, nel corso dei secoli, hanno testimoniato guarigioni avvenute per sua intercessione, soprattutto da malattie gravi o improvvise. Queste storie hanno alimentato la pratica di recarsi in preghiera davanti alla sua immagine o alle reliquie custodite a Bologna.

Non meno significativo è il miracolo attribuito a San Petronio durante una processione cittadina. Si racconta che, quando una tempesta minacciava di rovinare la celebrazione, il santo fece cessare i fulmini e il vento, permettendo alla comunità di concludere il rito in sicurezza.

La Messa del 4 ottobre nella Basilica di San Petronio

Il cuore delle celebrazioni dedicate a San Petronio è senza dubbio la solenne Messa del 4 ottobre, che si tiene ogni anno all’interno della monumentale Basilica di San Petronio in Piazza Maggiore. È un momento che unisce liturgia, tradizione e partecipazione popolare, trasformando la chiesa più grande di Bologna in un vero centro di spiritualità e identità civica.

La celebrazione è presieduta dall’arcivescovo di Bologna e vede la presenza delle massime autorità civili e religiose: dal sindaco ai rappresentanti delle istituzioni cittadine, dalle confraternite ai semplici fedeli. La basilica, con la sua imponenza caricha di storia, si riempie di fedeli provenienti non solo da Bologna, ma anche dai comuni vicini.

La Messa è spesso accompagnata da musica sacra e cori, che contribuiscono a creare un’atmosfera solenne e intensa. L’eco dei canti si diffonde sotto le grandi volte della basilica, rendendo l’esperienza ancora più suggestiva.

La statua di Gregorio XIII trasformata in quella di San Petronio

Nel corso della storia bolognese, c’è un episodio sorprendente che riguarda San Petronio: la trasformazione di una statua papale in statua del santo patrono. L’opera in questione è la statua di Papa Gregorio XIII, collocata sul portale del Palazzo Comunale (Palazzo d’Accursio), realizzata nel 1580 dallo scultore bolognese Alessandro Menganti.

Quando nel 1796 le truppe francesi penetrarono a Bologna, molte opere d’arte furono minacciate di requisizione, fusione o distruzione per ricavare materiali utili per la guerra. In quel contesto, la statua del pontefice rischiava di essere abbattuta o sottoposta a soprusi ideologici. Per salvaguardarla, il 26 ottobre di quell’anno, l’Assunteria dei Magistrati ordinò di riconvertirla in statua di San Petronio.

La trasformazione fu realizzata modificando alcuni elementi chiave:

  • Il triregno papale fu sostituito con una mitra vescovile;
  • Venne aggiunto un pastorale, simbolo del ruolo episcopale;
  • Si cambiò l’iscrizione su base, inserendo “Divo Petronio Civitatis Patrono”;
  • Le decorazioni attorno al monumento furono riviste, e il baldacchino di bronzo fu rimosso.

La “nuova” statua, con le sembianze di San Petronio, venne scoperta al pubblico il 15 aprile 1797.

Questo camuffamento non fu permanente: nel 1895, durante lavori di restauro, la mitra e il pastorale furono rimossi e la statua tornò a riconoscersi come Gregorio XIII. L’iscrizione modificata, tuttavia, rimase al suo posto: “Divus Petronius Protector et Pater”.

Conclusione: Bologna, sempre un passo di traverso

Il 4 ottobre, mentre in tutta Italia si celebra con solennità San Francesco d’Assisi, Bologna – con la sua solita aria di città un po’ ribelle – tira fuori i tortellini, accende i portici e alza i calici per San Petronio. È come se la città dicesse: “Va bene, Francesco sarà pure patrono d’Italia, ma noi abbiamo il nostro vescovo con la mitra che ha difeso Bologna, e non lo cambiamo per nessuno!”.

La scena, vista da fuori, fa sorridere: immaginatevi i turisti che arrivano pensando di trovare processioni francescane e invece si ritrovano davanti a una piazza piena di bolognesi fieri del loro santo patrono. Insomma, San Petronio qui vince a mani basse la sfida di popolarità: amato, rispettato e festeggiato come un vero VIP locale.

È l’ennesima dimostrazione che Bologna è una città con una personalità tutta sua, capace di andare in controtendenza anche quando si tratta di santi. E forse è proprio questo che la rende speciale: mentre tutti seguono la stessa direzione, lei sa sempre trovare la sua strada… rigorosamente sotto i portici.

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